venerdì 17 febbraio 2017

Un incontro inaspettato

Caro Prof, non mi aspettavo di rincontrarla!
Avevo saputo della sua prematura morte dai tg e la notizia mi aveva molto addolorata. Subito mi erano tornate alla mente le sue lezioni il sabato mattina, in un'aula raccolta e non troppo affollata. Più che lezioni chiacchierate informali, che lei arricchiva di vari aneddoti legati alle frequentazioni avute con tanti musicisti e cantautori italiani. 
Imbattermi nella sua ultima casa è stata una pura combinazione. Macchina fotografica al collo, mi trovavo in questo piccolo cimitero, a ridosso della Piramide, per fare qualche scatto ai monumenti funerari più noti. Ho girovagato per i viali un paio d'ore, soffermandomi estasiata dinanzi all'Angelo del dolore, andando in cerca delle tombe di famosi poeti inglesi, imbattendomi in quella del figlio di Goethe. Suggestionata da alcuni versi di Pasolini, che martellavano da un piccolo angolo di memoria, mi sono spinta fino all'estremità del "buio giardino straniero" per far visita alle ceneri di Gramsci. Ecco, tornavo proprio da lì, e un po' stancamente mi stavo avviando verso l'uscita. All'improvviso ho avvertito un impulso nella testa, una voce che mi ha detto: gira gli occhi intorno, guarda se riconosci qualcuno. Lo sguardo si è indirizzato verso il basso, ora a destra ora a sinistra. E si è fissato sulla sua lapide.
Ho provato un piacevole stupore. Lei qui, tra artisti e intellettuali! Lasciar deperire le proprie spoglie mortali in questo luogo mi è sembrato un privilegio. Sicuramente una scelta coerente con le sue idee.
Combattete per i vostri diritti ma fatelo con grazia. Bell'epitaffio!
Mentre leggevo queste parole mi sembrava di sentire la sua voce, di riconoscere la sua semplicità e gentilezza. Ho sorriso ripensando ad Eva. 
Prof, probabilmente non ha mai saputo della gioia che, senza rendersene conto, le ha donato. Eva ed io seguivamo il suo corso di Sociologia della Musica. La nostra amicizia è iniziata lì ed è durata il tempo di qualche altro esame. Eravamo due studentesse mature rispetto alla platea di ventenni, e l'affinità anagrafica ci aveva avvicinate. Ci scambiavamo appunti e qualche chiacchiera. 
Una mattina, Eva mi ha preso da parte. Avvertiva il bisogno di confidare a qualcuno un'emozione che non poteva più tenersi dentro. Era di buonumore come al solito. Queste lezioni del sabato non la infastidivano minimamente, anzi. Sembravano l'appuntamento più atteso della settimana. Semplice e diretta mi ha detto: Gianni Borgna è quasi identico a mio padre, gli somiglia in tutto. Le si erano fatti gli occhi lucidi al pensiero. Il padre era morto qualche anno prima e l'assenza era ancora un dolore tangibile. Ritrovarlo in un'aula universitaria, nelle vesti di docente, era stato come ristabilire un contatto. Una figlia innamorata del suo papà, figura che probabilmente nessun altro uomo era riuscito ad eguagliare. Eva era talmente convinta di non ingannarsi, che una volta ha pensato di portare con sé a lezione pure la madre. Voleva una conferma definitiva nonché condividere con lei quella specie di dono.
Chissà cosa pensa un professore mentre spiega e ha dinanzi a sé tutte quelle facce che lo osservano. Chissà cosa capta negli occhi di ciascuno studente. Chissà se a lei, Prof, è arrivato un po' di quel sentimento di Eva. Chissà se Eva, il 20 febbraio di tre anni fa, ha provato di nuovo il dolore di un lutto.
Caro Prof, a me è sembrata una bella storia e gliel'ho voluta raccontare. Può darsi che, in futuro, capiti di nuovo dalle sue parti. Nel caso non mancherò di venire a farle un saluto.

[...]
Qui il silenzio della morte è fede
di un civile silenzio di uomini rimasti

uomini, di un tedio che nel tedio
del Parco, discreto muta: e la città
che, indifferente, lo confina in mezzo

a tuguri e a chiese, empia nella pietà,
vi perde il suo splendore. [...]

(Le ceneri di Gramsci, P.P. Pasolini, 1954)

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