mercoledì 3 agosto 2016

Dario Fo all'Auditorium



Era cominciata così. Una mattina di giugno una mia amica mi chiama e mi dice: senti, tutti i grandi di una certa generazione se ne stanno andando. Il 16 c'è Dario Fo all'Auditorium... che dici? O adesso o mai più!
Resto un attimo senza fiato. Penso ad Albertazzi che è scomparso da poco, penso ai 90 anni che Dario, senza la sua Franca, ha festeggiato di recente. Mi passa davanti agli occhi la sua lunghissima carriera, che purtroppo ho seguito poco. Mi rammento che è lui l'ultimo intellettuale italiano ad aver ricevuto un Nobel per la letteratura. Insomma, in un flash decido che sì, devo poter dire di averlo visto, almeno una volta nella vita, recitare dal vivo. Sì, è giusto e doveroso portargli il mio applauso.
Pochi giorni dopo, quindi, andiamo a prendere i biglietti: pochissimi i posti disponibili e tutti molto in alto e laterali. Un dettaglio di cui non ci interessa granché... l'importante è esserci.
Era una di quelle giornate di giugno dal clima insolito. Tornando alla macchina ci diciamo: speriamo che la sera dello spettacolo non faccia freddo. Siamo felici perché ci sembra di avere con noi un pezzo di storia, un appuntamento cui non si poteva proprio mancare. Siamo così entusiaste che nel pomeriggio che resta decidiamo di regalarci qualcos'altro di bello. Al Palazzo delle Esposizioni c'è la mostra di Gianni Berengo Gardin, l'autore delle famose immagini delle navi da crociera "dentro" Venezia. È lì che ci dirigiamo, è da lì che riemergiamo dopo un paio d'ore, come al solito stanche e con la schiena dolorante, ma consapevoli del fatto che non potremmo farne a meno, costi quel che costi.
Al momento di salutarci la mia amica mi chiede: tengo io entrambi i biglietti o ciascuna si prende il suo? Casomai... per qualche motivo... Ma no, faccio io, comunque abitiamo talmente vicine...
Arriva il fatidico 16 giugno ma, in tarda mattinata, un comunicato da parte dell'Auditorium fa sapere che lo spettacolo è annullato a causa di una bronchite che ha colpito Dario Fo. Segue una lunga dichiarazione da parte dello stesso Fo, che si dice dispiaciutissimo perché Roma è una città molto cara sia a lui che a Franca, ci hanno vissuto tre anni, qui è nato il loro figlio Jacopo, qui hanno rappresentato la prima di circa metà dei loro spettacoli. 
L'appuntamento con il suo pubblico è rimandato al 1° agosto.
E siamo, quindi, a ieri.
La mia amica, che tanto ci teneva, ha dovuto rinunciare perché si trova all'estero per le vacanze. Al suo posto è venuta mia madre.
Una data sola, Auditorium strapieno.
Devo ammetterlo, mi sono commossa nel vedere Dario Fo apparire sul palco. Ho avuto subito la sensazione di trovarmi di fronte a un gigante, un artista-mostro, uno come non ce ne saranno più probabilmente. Energico di voce, lucidissimo di testa, vitale, resistente al fiaccamento imposto dal passare degli anni.
Delle sue giullarate rimane ben poco, a livello di fisicità e gestualità. Ma la capacità affabulatoria, il magnetismo che riesce ad esercitare sul pubblico, la bravura nel trascinarlo dentro il suo gioco e i suoi tempi comici, questo mi resterà dentro per sempre. Non c'è niente da fare, il teatro è il teatro. La presenza in vivo dell'attore trasmette vibrazioni che non potranno mai passare attraverso alcuno schermo.
Sì, valeva la pena esserci, applaudirlo, ringraziarlo per aver migliorato noi e aver fatto conoscere al resto del mondo uno dei molteplici aspetti della ricca cultura italiana. 
In finale della storia, la mia amica tra qualche giorno tornerà, dopo un mese on the road per gli States. Cambierà tre voli, transiterà per vari aeroporti, farà uno scalo di nove ore ad Istanbul. Ciò che mi aspetta, a breve, sarà ansia pura. Mi appellerò a tutta la razionalità di cui sono capace, non ascolterò notiziari per due giorni, aspetterò solo uno squillo di telefono o un messaggio con cui mi dirà che, purtroppo, è tornata.

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